We can

Le attività progettuali proposte in una scuola creano possibilità per i ragazzi, mettono in moto pensieri, muovono idee e queste si esprimono in azioni concrete.

WE CAN è stata una di quelle occasioni. È un progetto di educazione all’autoefficacia, promosso già da diversi anni nella scuola secondaria di I grado dell’Ic 1 di Suzzara, nell’ambito della pianificazione delle Scuole che promuovono salute che ha permesso alle classi seconde dell’Istituto di mettere in atto un’importante esperienza di Cittadinanza attiva.

Si tratta di un progetto che intende educare i giovani all’autoefficacia, cioè alla percezione che ogni persona ha delle proprie capacità di organizzare ed eseguire azioni necessarie a raggiungere determinati risultati, ha lo scopo di promuovere nei ragazzi la convinzione di poter affrontare e superare le difficoltà individuali e di gruppo facendo leva sulla propria determinazione.

I ragazzi sono stati guidati dai propri insegnanti in un percorso di conoscenza del progetto, degli obiettivi che esso intendeva raggiungere: dagli incontri con i testimoni di autoefficacia (Andrea, Jessica, Jaskaran) alle letture e riflessioni sui grandi personaggi della storia che ce l’hanno fatta (Mandela, Einstein, Pennac ecc.), agli esempi concreti di persone esperienti sul territorio suzzarese che ogni giorno esprimono la propria capacità di determinazione attraverso il volontariato (i volontari del CSV e dell’Auser di Suzzara).

Gli studenti hanno avuto così l’opportunità di conoscere, di confrontarsi, di elaborare idee, di sviluppare una certa sensibilità d’animo o anche di alimentarla, raggiungendo consapevolezze diverse e maturando con il tempo necessità diverse.

 

Dalla presa di coscienza all’azione….

Una delle classi coinvolte in questo progetto ha sentito, durante l’anno, la necessità di far fronte a un problema che sembra averli riguardati da vicino.

Per diverse mattine, i ragazzi della 2E dell’Istituto “M. Hack” di Suzzara, hanno manifestato alla propria insegnante il bisogno di discutere di notizie che soprattutto negli ultimi mesi hanno riempito le testate dei quotidiani nazionali: leggevano di dodicenni o tredicenni, o adolescenti di ogni età che, per un motivo che risuonava come un ritornello, decidevano di togliersi la vita oppure tentavano di farlo, tutti in preda a crisi scaturite da prese in giro o minacce o prevaricazioni subite da altri coetanei sui social network o a scuola.

Purtroppo questi, non sono stati per loro esempi di autoefficacia, ma di coetanei che non hanno trovato la forza per reagire, che non sono stati in grado di alimentare quel “muscolo” detto resilienza. Proprio questi, però, hanno acceso in loro una scintilla.

I ragazzi di 2E hanno pensato di dover fare qualcosa, di non restare fermi e indifferenti, di dover esprimere la propria solidarietà perché consapevoli del fatto che il problema non riguardasse solo quei nomi letti sui giornali. 

Hanno dato così il loro esemplare contributo esprimendosi attraverso una lettera rivolta ai propri compagni di scuola.

(segue la lettera)

 

we can


  • Alla dirigente scolastica prof.ssa Bruschi
  • Al prof. Tibelli e a tutti i docenti
  • A tutti gli alunni e compagni di scuola
    dell’ IC1 “M. Hack” di Suzzara della sede “O. Visentini”

 

Cari tutti,

noi della classe 2E, con questa lettera, vorremmo raccontarvi ciò che accade in questa scuola. Ultimamente ci siamo resi conto che atteggiamenti poco corretti, inumani, pericolosi, violenti, intimidatori, incivili stanno condizionando in maniera negativa molti ragazzi e ragazze, rendendoli vittime di atti che noi definiamo “atti di bullismo”.

Ci siamo immedesimati nei panni delle vittime, ma anche in quelli dei bulli, ci siamo chiesti cosa spinge la vittima a stare zitto, a non reagire, a isolarsi e che cosa spinge il bullo a compiere questi atti e ancora ci siamo messi nei panni dei compagni che conoscendo i fatti rimangono indifferenti diventando così complici di ciò che dovrebbero contrastare.

Il nostro scopo, leggendovi la nostra lettera, è quello di portarvi a riflettere, a prendere in considerazione il problema, a convincervi a sposare questa causa.

Vorremmo:

  • coinvolgere più persone possibili a rendersi conto del problema e a fare la cosa giusta cioè supportare e difendere chi è da solo e in difficoltà, ovvero la vittima;
  • aiutare il bullo a “debullizzarsi”, cercando di capire il suo problema che, secondo noi, sta all’origine di tutto e che alimenta la sua mentalità da bullo e che lo porta inconsapevolmente a compiere certe azioni ma a fare consapevolmente del male al prossimo;
  • convincere la vittima a non chiudersi in sé stesso, a non deprimersi, a non avere paura, a non raggiungere conseguenze estreme, a comunicare ciò che prova mentalmente e fisicamente.

Questa è la nostra mission possible, questo è ciò che POSSIAMO fare.

Vedere, Sentire, Parlare è il nostro slogan.

Vi invitiamo ad unirvi a noi per debulizzare le classi “affette” da bullismo.

Vi proponiamo come primo step questo:

adottare in ogni classe una scatola “c’è giustizia per te, no al bullismo” nella quale saranno raccolte testimonianze anonime scritte che racconteranno episodi conosciuti di atti di bullismo. Dopo qualche settimana le scatole saranno svuotate dai docenti e il contenuto sarà condiviso tra colleghi; sarà poi deciso, sulla base dello stesso contenuto, se condividerlo o meno.

Noi consideriamo atti di bullismo: un ragazzo/a che picchia qualcuno, un ragazzo/a che minaccia e ricatta per avere in cambio qualcosa, un ragazzo/a che ruba le merende o le cose altrui, un ragazzo/a che usa i social per offendere o denigrare gli altri. 

Noi, in classe, con l’aiuto dell’insegnante, abbiamo discusso di questo fenomeno leggendo articoli riguardanti adolescenti vittime di bullismo costretti a compiere gesti estremi (Julia, la 13enne inglese che si è suicidata impiccandosi; Chiara, la 12enne di Pordenone che si è lanciata dal balcone tentando il suicidio ecc. …), abbiamo altresì condiviso fatti avvenuti e che accadono abitualmente nella nostra scuola e anche al di fuori e che vorremmo non accadessero più. Abbiamo pensato, in seguito, a ciò che avremmo potuto fare per provare a cambiare le cose e questa è la nostra proposta.

Vi ringraziamo fin da ora, certi della vostra collaborazione e del vostro sostegno.

 

Cordiali saluti

Suzzara 13/03/2017  Classe 2E